A 44 anni Fabio Giuman, allenatore
originario di Marghera, ha deciso che era venuto il momento giusto
per rimettersi in gioco: “dopo una vita calcistica nella mia città
d'origine, avevo voglia di una nuova sfida e parlando con Bernardo
Chinellato ho capito che l'Union Pro mi stava proponendo un progetto
serio. Questo soprattutto in riferimento a un settore giovanile
importante incentrato su una precisa metodologia di lavoro e
sull'importanza data alla crescita del giovane giocatore”. A Giuman
stare a contatto con i giovani piace eccome e i risultati della sua
squadra, gli allievi sperimentali, sono li a dimostrarlo. “Aldilà
della classifica, dove siamo comunque secondi, sono molto contento
della crescita dei miei ragazzi, specialmente dal punto di vista
dell'attenzione”. A proposito di questo punto l'allenatore precisa
come a inizio anno, la mentalità generale fosse piuttosto distante
da quella attuale. I giocatori si comportavano infatti come al
campetto dell'oratorio dove conta solo giocare senza dare troppa
importanza al ruolo e alla posizione in campo. “Ho deciso di
puntare molto sulla disponibilità, che definirei la parola chiave
che ha contraddistinto l'annata in corso. Ad ogni partita chiedo ai
miei giocatori di essere sempre disponibili a partecipare al gioco
anche quando la palla è lontana, mantenendo la posizione giusta e
facendo attenzione perchè basta un lancio lungo per essere chiamati
in causa.” Questa mentalità è figlia dell'osservazione, in quanto
molte squadre giovanili, secondo Giuman, tendono a giocare la palla
specialmente con gli elementi migliori, senza coinvolgere
adeguatamente tutta la squadra. Tra i giocatori più importanti
nell'undici ideale del nostro allenatore vi sono sicuramente gli
esterni e i terzini, a cui è richiesto un grande sacrificio sia in
fase offensiva, e quindi di possesso palla, sia in fase difensiva
concentrandosi sull'interdizione.“Solitamente prediligo giocare con
un 4-3-3 e, nonostante i miei trascorsi da centravanti, curo molto
anche la fase difensiva” spiega Fabio, il quale ha intrapreso la
carriera di allenatore non molto tempo fa. Dopo gli inizi nel settore
giovanile del Marghera, Giuman disputerà da calciatore numerosi
campionati di Promozione fino all'età di 37 anni. Ed è proprio
nella società in cui è cresciuto che gli viene affidato il primo
incarico nell'area tecnica: “ho iniziato per gioco in quanto mi è
stato chiesto di seguire i pulcini nello stesso periodo in cui
accompagnavo mio figlio ai suoi primi allenamenti”. L'esperienza si
rivelerà molto positiva tant'è che dopo tre anni il presidente
Massimo Senin lo promuove alla guida della prima squadra. Una bella
soddisfazione per Fabio che nel frattempo aveva accresciuto il suo
bagaglio tecnico conseguendo il patentino Uefa B (valido per allenare
fino alla serie D) e partecipando al campionato Beretti nel 2008, in
qualità di vice dell'allenatore del Venezia Sandro Perini. In Laguna
Giuman ha avuto la possibilità di vedere all'opera anche la prima
squadra e di imparare nuovi metodi di allenamento come, ad esempio,
la suddivisione dei giocatori in diversi gruppi di lavoro. “In
questo modo è possibile ottimizzare i tempi e lavorare meglio sia
sull'aspetto fisico che su quello tecnico-tattico”spiega il mister.
Per far questo però bisogna essere almeno in due ed è quindi
fondamentale, in riferimento all'Union Pro, la presenza del
preparatore atletico Francesco Stefanelli con il quale Giuman ha
stretto una grande collaborazione. Tornando all'esperienza di
allenatore a Marghera come dicevamo Giuman prende in mano la prima
squadra e riesce per tre stagioni consecutive a centrare l'obiettivo
della permanenza in prima categoria sfiorando addirittura la
promozione nel 2011. L'ultimo anno invece i risultati non sono andati
secondo le aspettative e il nostro mister ha preferito rassegnare le
dimissioni: “volevo dare un segnale forte alla squadra aspettandomi
una sua reazione e infatti a fine anno sono riusciti a salvarsi
vincendo il playout”. I rapporti con la dirigenza sono comunque
rimasti ottimi tant'è che Giuman ha finito la scorsa stagione
allenando gli esordienti. Alla luce della sua esperienza Fabio
racconta di aver avuto più soddisfazione ad allenare nel settore
giovanile in quanto è più semplice trasmettere ai giovani la
propria mentalità rispetto ad una prima squadra dove molti giocatori
sono già arrivati a una maturazione calcistica. I frutti del suo
lavoro si stanno già vedendo anche all'Union Pro dove giocatori come
Matteo Bettin ed Alvise Checchin sono stati aggregati agli allievi di
Stefano Berto, le prospettive future insomma sono decisamente buone!
giovedì 28 marzo 2013
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Davvero un gran bel lavoro quello che Fabio sta portando avanti con i suoi ragazzi. Complimenti da tutta l' FC UNION PRO !
RispondiEliminaprimo allenatore che vedo fermarsi a fine allenamento a fare tecnica con alcuni ragazzi.complimenti!
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