giovedì 21 marzo 2013

Conosciamoli meglio: STEFANO BERTO




Tra i nuovi allenatori arrivati quest'anno nelle file dell'Union Pro, uno dei più esperti è senz'altro Stefano Berto, 49enne originario di Favaro. Il suo percorso come calciatore raggiunge ben presto la vetta più alta grazie a Giorgio Rumignani che, ad appena 18 anni, gli da la chance di esordire nel campionato di serie C1 con la maglia della Mestrina. Nella società veneziana Stefano militava dall'età di dodici anni ma il salto tra i professionisti si rivelerà troppo affrettato: “mi dissero che non ero pronto per la categoria e mi mandarono in prestito al Noventa in Eccellenza la stagione successiva” ricorda Stefano. Da quel momento in poi disputerà numerosissime stagioni sempre tra Eccellenza e Promozione con varie squadre della provincia di Venezia, fino al ritiro avvenuto nel 2001 con la maglia del Favaro, laddove aveva cominciato a giocare da bambino. Dal momento di appendere gli scarpini al chiodo a quello di indossare berretto e fischietto trascorre pochissimo tempo, quanto serve per conseguire il patentino di allenatore. “E' un ruolo che mi piaceva da sempre anche quando ero giocatore, probabilmente perchè mi viene naturale assumermi la responsabilità della squadra visti anche i numerosi anni trascorsi come capitano”. Il primo incarico assegnatogli è quello di allenatore dei giovanissimi regionali a Trebaseleghe dove rimane per due stagioni. Nel 2004-05 passa invece al livello successivo, occupandosi degli juniores regionali al Mira, stessa categoria che seguirà nell'anno successivo stavolta nelle file della Miranese. Nel 2006 arriva il grande salto in prima squadra con la formazione dell'Ambrosiana impegnata nel campionato di Promozione. “E' stato un primo anno anno fantastico con a fianco una persona speciale come Lele Rado, il cui supporto morale e calcistico è stato molto prezioso.” Le difficoltà però non sono mancate come ad esempio, il passaggio da un ambiente come il settore giovanile alla prima squadra, dove il raggiungimento dei risultati viene prima di tutto. Altra cosa è inoltre saper gestire un gruppo più eterogeneo rispetto a una squadra di ragazzi, nel quale, oltre alle problematiche dell'età giovanile, subentrano quelle dei lavoratori e dei padri di famiglia. Tuttavia non sono questi i motivi che allontaneranno Stefano dall'Ambrosiana, quanto delle divergenze di opinioni sempre più nette rispetto alla dirigenza. Arriva così la possibilità di cambiare aria e la scelta ricade sul Marcon, impegnato nel campionato di seconda categoria. Qui Berto inizia ad apportare dei cambiamenti significativi, a partire dalla valorizzazione dei giovani da lanciare in prima squadra, al miglioramento tecnico della rosa, fino a una più attenta gestione del mercato. E così, al secondo tentativo, arriva la promozione in prima categoria che Berto saprà mantenere fino al termine della scorsa stagione. “Mi sono reso conto che il mio lavoro a Marcon era finito e stavo pensando di prendermi una pausa quando ho conosciuto Bernardo Chinellato che mi ha convinto a sposare il progetto dell'Union Pro”. Un progetto importante che ha riportato Stefano nel settore giovanile dopo sei anni di assenza: “quello che mi preme è di insegnare ai miei ragazzi ad avere la giusta mentalità per giocare a calcio, imparando a sacrificarsi e a capire l'importanza degli allenamenti anche rispetto alle partite”. A questo proposito la squadra di Stefano, gli allievi regionali, sta dimostrando di possedere un buon livello di gioco e cercherà di lottare anche per il traguardo più ambizioso: l'ammissione al prossimo campionato Elite. “Purtroppo, pur giocando bene, abbiamo perso contatto con le prime a ridosso della sosta natalizia prendendo diversi gol allo scadere. Ora, grazie a cinque vittorie consecutive, siamo nuovamente a pochi punti dal traguardo quando mancano appena quattro giornate alla conclusione, spiega Stefano, ma abbiamo ancora lo scontro diretto in casa contro la Pievigina e li ci giocheremo le nostre ultime carte rimaste”. Ma che tipo di allenatore è Stefano Berto? “Sono uno a cui piace sempre documentarsi -risponde- e in settimana cerco di imparare nuove metodologie seguendo gli allenamenti dei settori giovanili più importanti della zona. Per quanto riguarda la tattica invece, cito Giovanni Trapattoni quando diceva che nel calcio si parte sempre dalla difesa, un accorgimento che ho imparato anch'io sulla mia pelle visto che ho iniziato la mia carriera come attaccante per poi arretrare sulla linea difensiva nelle ultime stagioni disputate”. Una metamorfosi completa, aggiungiamo noi, che Stefano ha saputo trasmettere alla squadra, la quale finora ha subito appena cinque reti nell'arco del girone di ritorno. “Nonostante intorno a me si notino già i primi risultati positivi, grazie al grande investimento della società nel settore giovanile, sono convinto che ci vorrà ancora tempo prima di vedere i frutti del mio lavoro, quindi ho deciso di prendermi questo impegno per rimanere qui almeno qualche anno. L'obiettivo sarà quello di portare il maggior numero di ragazzi possibile sia nella juniores che in prima squadra”. Per quanto riguarda il futuro invece il mister preferisce non sbilanciarsi:” nel nostro sport non si sai mai cosa ci riserverà il domani ciò che conta è essere concentrati nel lavoro che si sta facendo oggi”.

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